In un mondo di consiglieri e guide di vita (alias life coach) va bene ascoltare dei consigli, ma soltanto da chi ne sa veramente di più.
Insicurezza e mancanza di lavoro rendono le persone a volte insicure della propria capacità di giudizio. Le rendono aperte a consigli (pagati) e consulenze da chi si pregia di saper indirizzare gli altri alla carriera dopo avere perso in realtà la propria.
Non è l’iscrizione ad un Albo o ad una Associazione a garantire il livello dei consigli che possiamo ricevere: è la vita vera di un uomo a farne la credibilità.
Età, esperienza e tempi lunghi ci danno un primo indizio sullo stato psicologico del nostro futuro consigliere.
Come può un trentenne consigliare un quarantenne? Oppure un Giovane docente, mai entrato in azienda, consigliare un imprenditore?
Un manager licenziato dall’azienda può consigliare le persone sulle strategie di ricerca del lavoro? O magari un venditore d’immagine che si vanta delle poche cose che fa consigliare sul corretto modo di relazionarsi con gli altri? É possibile che una donna sgradevole consigli sull’inserimento nel mondo del lavoro?
Vedere la coerenza tra ciò che ci viene offerto e la persona è fondamentale, innanzitutto per noi stessi.
Forse è più sensato avere come guida un anziano che ha fatto il nostro lavoro per anni, che ci può spiegare veramente il mercato oppure insegnare a gestire i rapporti di un determinato ambiente di lavoro.
Abbiamo visto tutti bravissimi imprenditori, che lavorano a testa bassa, o che hanno lavorato sodo ed hanno avuto successo, che si guardano bene dal vendere i propri consigli.
E se li danno lo fanno gratis per il piacere di trasmettere la propria conoscenza nel campo in cui si sono spesi una vita.
Magari per il solo piacere di ricevere lettere, domande, richieste di consigli. Sono persone che vanno affiancate gratis per poter respirare ed ascoltare ciò che fanno e come lo fanno.
I giovani devono cercare un mentore così ancor prima che affidarsi senza fiducia in sé stessi a inutili guide di vita non vissuta.