Un mondo di ragazzi che cercano risposte più profonde e legate al rispetto del sé, della famiglia, dell’amore e del senso delle proprie azioni.
I Millenials sono impegnati a chiedersi se si amano o no, dimenticandosi di averlo deciso quando si sono sposati.
Intanto i loro figli cercano altrove. Distolgono l’attenzione dall’egoismo dei loro genitori, imboccando una strada a senso unico. Strada che non li farà più tornare indietro e restituirà al genitore il vuoto del proprio individualismo.
I giovani della Generazione Z sono nati in un mondo in crisi, da genitori cresciuti nel totale inconsapevole benessere e nella facilità di vita.
I Centennials non trovano senso nei modelli dati loro.
Anzi direi dei non modelli. Cercano risposte psicologiche profonde al loro vivere. I giovani finalmente si danno da fare per trovare ciò che non è stato dato loro dalle famiglie.
Famiglie prese a mostrare i titoli manageriali nelle riunioni più che la loro presenza affettiva e valoriale in famiglia.
Essere genitori, infatti, è una fatica senza resa certa e che non dipende solo dalla volontà di chi la esercita ma dalla combinazione fortunata e impegnativa delle parti.
Avere linee comuni in azienda è facile laddove è possibile scegliere e gestire le “Risorse” pagandole. Le stesse Risorse possono scegliere di cambiare lavoro o Azienda.
Molto diversa è la musica a casa, con i propri affetti.
Anche il cambiamento di “Azienda” – Famiglia non è mai completamente possibile quando si hanno dei figli. Né l’arte del comando serve dove gli altri non ubbidiscono.
Lo spendersi dentro al gruppo primario è una grande sfida che può andare male. Sfida che andrà certamente male quando i figli non riconosceranno nei loro genitori l’impegno dell’affetto e della rinuncia a sé stessi per la salvezza del gruppo.
A cosa serve fare un team building aziendale per insegnare a un capo che la salvezza dell’individuo è legata a tutto il suo team, quando gli stessi manager sacrificano il proprio team di origine (ovvero la famiglia e i figli) alla propria carriera?
E’ nella vita vera che si agiscono i propri valori, l’azienda non è che lo specchio delle persone che la compongono.
Da questo contesto parte una nuova ricerca della Generazione Z di risposte fuori dalla propria casa. Casa nella quale essi ricevono oggetti e benefit aziendali ma nessuna risposta pensata.
Per questo il moltiplicarsi di richieste psicologiche di confronto. Anche in situazioni di vita apparentemente normali. I giovani hanno capito che gli oggetti in loro possesso li annoiano e non risolvono il senso della vita, né il lavoro o la carriera.
Finalmente essi ritornano a chiedersi quale forma di vita sia sensata, rispetto all’esempio individualista di un marketing che dice “basta a te stesso” il ragazzo intelligentemente sa andare oltre.
Ha capito che non troverà risposte in casa, luogo dove nessuno ha fatto la fatica di elaborarle con lui perché impegnato a produrre per sé stesso, e le cerca altrove.
I Centennials chiedono aiuto allo Psicologo sulle scelte scolastiche, sul lavoro e sulla vita.
Per un professionista si tratta a volte di una sorpresa. Avere davanti domande che normalmente trovano risoluzione nell’affetto e nella vicinanza di un genitore e che invece vengono poste dentro ad uno Studio ed in un colloquio pagato dal ragazzo stesso e tenuto nascosto alla famiglia.
Non perché vi sia niente da nascondere ma perché il ragazzo riconosce l’inutilità di portare certi argomenti a casa per ritrovarsi ancora una volta davanti al vuoto degli impegni manageriali del genitore.
La generazione Z cerca e troverà questo significato, costruirà certamente nuovi modelli di famiglia che riconoscono nell’unicità dell’altro e nel legame affettivo la sostanza del proprio stare bene, dando a questi legami una direzione costruttiva e a lungo termine. diversamente da chi li ha cresciuti.
Ma se ancora esiste un margine di azione familiare, è nella direzione dell’ascolto e dell’unione che questa deve andare. I ragazzi figli di genitori lontani perché ognuno a 50 anni ritrovi sé stesso non entrano più in crisi. Semplicemente rigettano il genitore come esempio di immaturità e gli restituiscono lo stesso egoismo ricevuto.