Le Aziende molte volte fanno Ricerche di personale solo basandosi sui requisiti lavorativi di ruolo, senza considerare le dinamiche relazionali e la motivazione delle persone. Spesso perché in mano a personaggi che gestiscono gli uffici Risorse Umane di limitata preparazione ed esperienza.
Il primo indizio è nel costante allontanamento dal lavoro di tante generazioni di persone, che ad oggi non accettano neppure un’offerta, oppure semplicemente cambiano.
La combinazione tra età, genere, stile di vita e tenuta lavorativa è una combinazione che solo uno Psicologo del lavoro può conoscere, e pianificare.
Ogni età ha diverse attese racchiuse in sé. Ma quali sono le fasi delle motivazioni che legano le persone al lavoro in questo 2023?
Di seguito una traccia sintetica delle fasce di età e delle corrispondenti motivazioni che legano le persone al lavoro e che dovrebbero guidare le scelte e le ricerche aziendali del personale.
In entrata al lavoro (neo laureati o diplomati) le attese sono quelle di trovare una realizzazione del sé retribuita e che permetta all’individuo di vivere autonomamente (la parola più detta dai giovani è autonomia).
Le Aziende pertanto cercheranno questo target di popolazione su posizioni ad alto investimento organizzativo, nelle quali la tenuta del Giovane si baserà solo sulla gratificazione per l’apprendimento di un lavoro. Unita inevitabilmente ad un compenso che possa dare autonomia al Giovane.
Dai 20 ai 30 anni la possibilità di cambiamento è molto alta ed è certa laddove lo stipendio non sia congruo.
Tra il 30 ed i 35 anni la tenuta al lavoro è basata su altre attese. Il giovane Manager in teoria è autonomo economicamente e ha capito cosa sa fare. Ha capito cosa non vuole fare e cosa non sa fare. Spesso cerca di andare via da anziché verso qualcosa.
Le sue attese sono unicamente legate alla prospettiva di consolidamento delle proprie capacità e ruolo.
L’Azienda può inserire un 30-35 enne nel suo organico pensando di tenerselo solo se ha un chiaro piano di crescita con obiettivi e vantaggi al raggiungimento di essi e la certezza per il candidato di una posizione affrancata.
In caso contrario le persone cambieranno immediatamente lavoro. Magari cercando, a questa età, un luogo dove crescere e rimanere.
Tra i 35 e i 45 anni le cose cambiano un po’.
I manager cercano anche una vita privata gratificante e un posto in cui essere riconosciuti con il loro ruolo, consolidandolo e cercando di incrementare il guadagno. Sono ancora disposti a fare sacrifici per la carriera. Hanno idee più chiare su quanto necessitano per vivere e cambieranno laddove il loro sistema familiare non sarà supportato o da uno stipendio buono o da condizioni di lavoro vantaggiose.
Nel 2023 meglio lavorare meno e con meno stress che con molto stress per guadagnare poco.
Dai 45-50 anni in poi la situazione motivazionale cambia. Le aziende possono davvero investire su persone di alto livello manageriale se sanno dare loro responsabilità uniche e libertà di movimento. Quando l’azienda fa economia di responsabilità su persone di questa età trova solo i famosi “trombati”. Gli altri hanno fatto altro.
Ma sul mercato vi sono moltissime Risorse interessanti e valide. Professionalità di altissimo livello, con una motivazione eccezionale, salvo saperle trattenere attraverso un ingaggio che le lasci non libere ma sicuramente autonome e padrone degli obiettivi lavorativi.
Le Organizzazioni pertanto possono orientarsi verso Risorse mature, ed anzi dovrebbero farlo molto più spesso di quanto non avvenga, per garantirsi un livello alto di qualità.
Spesso le ricerche sono inquinate dai problemi di Budget, apparenti spesso e non reali.
Il costo del personale se accuratamente contrattualizzato ed inquadrato è molto più basso laddove le persone producono meglio e in maniera motivata.